con il patrocinio della Camera dei Deputati
Marioletta Bideri per BIS TREMILA presenta
con il patrocinio della Camera dei Deputati
Marioletta Bideri per BIS TREMILA presenta
dal 14 gennaio al 10 aprile 2016
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
Un carnet di 5 ingressi a €40 da utilizzare singolarmente o in compagnia anche in un’unica serata. Dal Giovedì al Sabato alle ore 21.00 - Domenica ore 18.00.
dal 14 al 17 GENNAIO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
da “Lettera a un bambino mai nato” di Oriana Fallaci, a cura di Melania Giglio
“La Fallaci ha saputo cogliere con il suo fiuto straordinario un tema vitale, lo ha assunto come mezzo di trasmissione della sua anima ferita e alla fine l'ha cantato con dolore e fra le lacrime.” Carlo Bo
Sono cresciuta professionalmente in un ambiente dove una delle convinzioni più radicate è che se una donna vuole diventare un’attrice di sicuro deve scordarsi di diventare madre.
Non è una convinzione che viene dichiarata apertamente. Non sempre. È più un sottinteso che ci trasciniamo dietro da tempo. Sei sposata con la tua arte. Sei sempre in tournèe. Non hai abbastanza soldi. Non hai abbastanza tempo. Non hai una vita sufficientemente stabile. Ma soprattutto se sei madre non puoi dedicarti anima e corpo alla tua vera ragione di vita: il teatro.
Negli anni è cresciuta sempre di più in me la sensazione che tutto questo fosse un gigantesco imbroglio. Ed è allora che mi è capitato tra le mani un libro che da sempre girava nella mia biblioteca ma che da anni non sfioravo nemmeno: Lettera a un bambino mai nato. Ma si sa, i libri ti capitano tra le mani quando più hai bisogno di loro.
Davvero se voglio essere un’artista devo rinunciare a diventare madre? Davvero devo creare solo in palcoscenico? Devo rinunciare a dare la vita? Dare la vita è un atto talmente enorme da far tremare le vene nei polsi . All’inizio mi chiedevo solo, egoisticamente, se lo volevo o no. Poi, con l’andare del tempo, le domande si sono trasformate.
A chi appartiene la vita che si crea? Siamo davvero noi a decidere quando, come e dove un bambino deve nascere? Come cambia la percezione della nostra solitudine alla presenza di una creatura? E soprattutto: la creatura davvero appartiene a noi? Come sarà essere madri nel terzo millennio? Voglio concedermi il privilegio di pormi queste domande. Con l’aiuto di questo piccolo grande libro.
Melania Giglio
dal 21 al 24 GENNAIO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
letture da Kyoko Hayashi e Svetlana Aleksievich
Allestimento scenico di Paolo Calafiore
Si ringraziano per la collaborazione artistica: Virginia Franchi e Damiano D' Innocenzo.
“Mancavano persino le parole per raccontare della gente che aveva paura dell’acqua, della terra, dei fiori, degli alberi.”
I Monologhi dell’atomica nascono come omaggio a due voci importanti: Svetalana Aleksievich e Kyoko Hayashi.
Il 9 Agosto 1945, 70 anni fa, viene lanciata la bomba atomica su Nagasaki. Il 26 Aprile 1986, esattamente trent’ anni fa, scoppia la centrale nucleare di Cernobyl.
Sono arrivata a “immaginare “uno spettacolo che ricordasse questi due straordinari avvenimenti dopo aver letto “Preghiera per Cernobyl“, un libro importante di una scrittrice straordinaria. La Aleksievich ha viaggiato per diversi anni nella sua terra, la Bielorussia, e ha raccolto le testimonianze,“i sentimenti”, di chi ha vissuto in prima persona quegli avvenimenti.
Io avevo circa 10 anni e ricordo bene le notizie al telegiornale e che c’erano dei bambini che venivano in vacanze da noi in riviera ospiti di famiglie per prendere “aria buona “. Ma tutto è sempre cosi lontano... si fa davvero fatica a visualizzare e a comprendere quello che ci succedendo intorno. Questo libro fa chiarezza. Senza scampo si è costretti a vedere quello che è successo e di cui cosi poco si parla.
Dei pericoli delle centrali nucleari non interessa a nessuno parlarne. Perché? È un argomento di un attualità spaventosa.
"Pensavo di aver scritto del passato invece era il futuro" scrive la Aleksievich.
E cosi ho aggiunto la Alaksievich alla lista di “Imperdonabili“, testimoni scomode e necessarie di questo nostro tempo a cui sto dedicando in questi anni il mio lavoro.
L’anno scoso ho lavorato su Anna Politkovskaja con “Donna non rieducabile“ di S. Massini e in qualche modo questo lavoro, questo mio viaggio continua con lo studio di “Preghiera per Cernobyl “ e i "I Racconti dell' atomica" di Kyoko Hayashi, un libro incredibile, che sembra quasi di fantascienza, che racconta i ricordi di Kyoko, una superstite di Nagasaki.
Quello che spero di portare in scena è proprio questo viaggio che sto facendo leggendo e studiando. È un percorso solo all'inizio e nei miei sogni mi piacerebbe condividere questa " storia " con altre attrici.
Renderlo davvero “Voci di Cernobyl e Nagasaki " – sono storie importanti, faticose e poter condivere il lavoro con qualcuno è forse la parte più bella della vita e di questo mestiere.
[Ringrazio Melania Giglio e Daniele Salvo che mi hanno chiesto di partecipare a questa bella rassegna e che hanno accolto la proposta dei “Monologhi dell atomica “ – uno spettacolo non ancor prodotto e che trova in "Un stanza tutta per lei" un'opportunità di fare il primo passo.]
dal 28 al 31 GENNAIO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
di Paola Giglio, regia Marcella Favilla
"Quando tu giuri che sei sua, / Con brividi e sospiri, / E lui giura che la sua passione è /Infinita, immortale - / Signora, segnatelo: / Uno di voi mente".
Dorothy Parker
Questo assolo teatrale, che ha ricevuto il Premio per monologhi inediti ‘Anima e Corpo del Personaggio Femminile’, affronta con pungente ironia il tema della dipendenza amorosa attraverso la storia di P., giovane donna che si ritrova improvvisamente intrappolata in un rapporto sentimentale malato, nel quale è vittima di violenza psicologica da parte del suo compagno. P. è sempre stata fidanzata. Sempre, dall’età di 5 anni. La sua vita è stato un turbinio di relazioni, è saltata da una storia all’altra senza soluzione di continuità, schiava dell’amore e di uomini che, non si sa perché, appena conosciuti si sono subito innamorati di lei. Il problema di P. è che non sa dire di no: come si fa a rifiutare un uomo che si è innamorato di te e che, alla luce di ciò, dimostra di possedere un innegabile buongusto?! Senza contare poi che fin dall’infanzia, se sei femmina, tutti ti dicono che un giorno arriverà il principe azzurro, che vi sposerete e sarete felici per sempre; insomma il mondo intorno non fa altro che ripeterti che nella vita devi trovare l’uomo giusto e sistemarti. Ma anche un uomo a caso e sistemarti. Basta che non resti sola insomma, non sia mai! Ora che P. è sola, finalmente, ripercorre con ironia e sarcasmo il suo passato sentimentale, prendendosi gioco con leggerezza ed una invidiabile capacità di analisi delle dinamiche di coppia, dei meccanismi che si innescano nella mente degli uomini e delle donne quando sono innamorati. Ora che è sola, P. dà libero sfogo a tutto il suo sentire, parla, canta, ride. Solo di F. non riesce a ridere. Su F. c’è poco da scherzare. Ha fatto sì che lei affrontasse il suo problema con gli uomini e l’ha fatta arrivare dov’è ora. Dove può riflettere sul suo comportamento. In effetti lì si sta meglio, è un “non luogo” riposante, dove P. non si sente giudicata, come spesso la faceva sentire F., che, diciamolo, ogni tanto era un po’ troppo severo. Critico. Un vero rompicoglioni. No, no, diciamo..diciamo che aveva le sue ragioni. Lui la amava più di ogni altro, lui era il migliore di tutti e lei lo doveva ringraziare per averla salvata, e “pulisci meglio lì che c’è una macchia”. E “vaffanculo, fallo te!”, ha detto un giorno P. e così è arrivata dove si trova ora.
Non c’è bisogno di avere un uomo accanto per sentirsi completa. Banale? Non quanto si possa pensare. C’è voluta una relazione con un uomo violento per farglielo capire. Ha dovuto rischiare grosso, è quasi dovuta passare dall’altra parte della strada per capirlo. E no, non ha avuto un’infanzia difficile, nessun problema in famiglia. Il fatto è che capita anche alle migliori di rimanere invischiate in relazioni malate e potenzialmente pericolose, perché sono subdole ed è difficile accorgersene. Neanche hai fatto in tempo a dire A, che già ci sei dentro fino al collo. Come è successo a P, è possibile uscirne indenni, senza segni di mani strette sul collo o costole fratturate? C’è la possibilità di evitare una relazione violenta che espone ad una massacrante pressione psicologica esercitata da compagni decisamente non risolti? Se lo chiede anche P., che la sua esperienza l’ha avuta e sa, al contrario di noi, come è andata a finire. Ce lo racconterà, certo. Ci dirà tutto, dall’inizio.
“Finalmente sola” non è un monologo sul femminicidio; è un testo che si propone, guardandole attraverso le lenti dell’ironia e del sarcasmo, di indagare le dinamiche amorose, partendo da quelle un po’ scontate e che fanno sorridere, fino ad arrivare a quelle malate e potenzialmente pericolose. La riflessione della protagonista si concentra sulla comprensione del confine tra normale e anormale. Quando una relazione difficile diventa malata, quando è stato che la sua ha superato il limite? C’è stato un momento che ha segnato l’inizio della fine? C’è un modo, in mezzo alla tempesta, per restare lucidi e salvarsi dall’onda lunga che si avvicina inesorabile, alta come un edificio di otto piani, prima che si abbatta sulla propria testa? Questo è quello che P. si chiede, quello che chiede al pubblico. Queste sono le domande che rimangono nella testa, nell'anima e nel cuore, di chi ha ascoltato e guardato “Finalmente sola”
dal 4 al 7 FEBBRAIO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
Poemetto per corpo e voce ispirato ad una storia vera
di Clara Galante, diretto da Clara Galante
costume Maurizio Galante
suggestioni musicali originali di Clara Galante
Non sono stata Finita si collega ad un fatto di cronaca accaduto ad una donna sopravvissuta miracolosamente, dopo essere stata ritrovata da un passante in fin di vita chiusa in una busta di plastica in un cassonetto della spazzatura nella periferia di Macerata nel luglio 2006.
"Questo assolo è ispirato a quella sua storia, a quando dal cassonetto della spazzatura in cui venen gettata comincia a vedere ciò che nel prima e nel dopo non aveva mai visto. Il fatto qui raccontato dunque è vero, nella misura in cui sono vere le intuizioni.
Seppur ispirato ad un fatto relamente accaduto il personaggio e la vicenda del testo differiscono in parte da quelli reali, ciò nell'intento di sottrarre i curiosi alla morbosità di sapere chi è chi e chi ha fatto cosa. Eppure la chiameremo Francesca, diremo che questo assolo è ispirato a quella sua storia e a quando, dal cassonetto della spazzatura in cui venne gettata dal marito chiusa in sacco di plastica dopo essere stata picchiata a sangue, sente, pensa e vede ciò che nel prima e nel dopo non aveva visto mai. Il fatto qui raccontato dunque è vero almeno nella misura in sono vere le intuizioni. La performance è come una scultura vivente, un non finito di michelangiolesca memoria. Un paesaggio della mente.Una serie di scatti di un luogo interiore, attraverso la escavazione nell’intimo, scarnificazione di sequenze di pensiero. Con il supporto di particelle sonore voci suoni, rumori, la parola emerge da una trama ritmica di un linguaggio in versi liberi fino a divetare essa stessa figura. Non sono stata finita è un inno alla vita, un poemetto, una ballata di un nero luminoso che immagino concertata da tante donne.
Clara Galante
"Il sapore della vita lo riconosco
è tra i denti, quanto rosso!
Brutta puttana, zecca, ventosa!
E m'hai gettata via come una cosa
Accartocciata, sbattuta
albume da frittata
scaraventata al muro
come una vestaglia
una ciabatta fetente
roba da niente
l’ultimo degli stracci.
Dimmi che sogno dimmi che quando è troppo atroce mi risveglio!..."
“Non sono stata finita è un poemetto concertato per corpo e voce, uno straziante soliloquio sull'umiliazione della violenza e sul dolore della rinascita, una parabola di liberazione che va dal buio all'aria. Clara Galante, una delle nostre interpreti che più eccelle nel recitar cantando, lo affronta con una misura inedita anche per le sue notevoli capacità vocali: con una semplicità e una limpidezza che sbaragliano la soffocante materia in cui tutto è inizialmente immerso. Se ogni performance è la cronaca in atto di una trasformazione, Non sono stata finita è una progressione poetica dal gemito al canto dove la resistenza della vita passa anche e soprattutto per la riscoperta del linguaggio.”
Attilio Scarpellini (I quaderni del Teatro)
“La comunicazione delle emozioni è fatta di una recitazione spoglia di retorica e intensamente evocativa”
Giovanni Russo (Corriere della Sera)
dal 11 al 14 FEBBRAIO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
(Annagaia Marchioro e Roberta Lidia De Stefano)
di Giovanna Donini e Paola Galassi, regia Paola Galassi
Uno spettacolo di racconti, situazioni e cabaret sulla vita e sull’amore.
Uno spettacolo senza veli né fronzoli né foruncoli sulla testa, uno spettacolo ad altissimo rischio d’innamoramento. Come fanno l’amore due donne? Guardate lo spettacolo.
Da un’ idea coraggiosa ed irriverente di Giovanna Donini, giornalista e autrice televisiva, nasce la rubrica “Diversamente Etero” che ha spopolato (e spopola) sul web e viene pubblicato da Vanity Fair. Lo spettacolo interpretato dalle Brugole (Annagaia Marchioro e Roberta Lidia De Stefano) con la regia di Paola Galassi è tratto da questa rubrica e racconta le vicende tragicomiche (più comiche che tragiche) di donne che a amano le donne. Ma anche di donne che amano gli uomini, che per quanto siano in via di estinzione, esistono tutt'oggi e noi scegliamo di non escludere nessuno. Sulla scena le attrici si alternano in personaggi esilaranti, che vengono intervistati e messi alla berlina o semplicemente fatti esistere. Ognuno di loro porta una storia e un vissuto privato che cerca un senso. Dalla sentinella in piedi, che non riconosce nessun diritto alle coppie di fatto, alla scoppiata di fatto che non riconosce proprio nessuno. La specialista del sesso arriva per chiare al pubblico alcune domande fondamentali sull'orgasmo e sull'amore tra due donne, mentre la traslocatrice invade la scena di scatoloni e di ricordi. Uno spettacolo interattivo, dove al pubblico viene chiesto di partecipare, inviando messaggi e mettendosi in gioco in prima persona. Perché il teatro è fatto dai vivi e per i vivi e per i molti che decidono di uscire, ridere, riflettere, e conoscere con mano. “Diario di una donna diversamente etero” è il secondo capitolo di una saga iniziata con "Metafisica dell'amore" spettacolo vincitore del Festival di Asti per la nuova drammaturgia. Uno spettacolo che nasce dall’intreccio di storie vissute in prima persona e da altre storie scoperte attraverso un'indagine svolta all'interno del mondo omosessuale. Più in generale, un’indagine per dar voce all'amore degli anni 2000.
dal 18 al 21 FEBBRAIO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
(Liberamente ispirato al romanzo “Notti al Circo” di Angela Carter) di Federica Restani, regia Raffaele La Tagliata
Un’ intensa ed appassionata performance liberamente ispirata al romanzo cult della più stravagante e visionaria scrittrice inglese, uno degli emblemi della letteratura femminile del nostro secolo: Angela Carter.
È l'anno del Signore 1899! Mentre il XIX secolo, con il suo carico di drammi e conquiste, ormai non è che un mozzicone semi spento in procinto di essere schiacciato nel posacenere della storia, un nome è sulla bocca di tutti, dalle duchesse ai venditori ambulanti: Fevvers, la donna alata. L'attrazione di tutte le Capitali d'Europa, la più grande trapezista del suo tempo, in grado di librarsi nell'aria con le sue strabilianti ali che travalicano l'umano ed eseguire al rallentatore un fantomatico triplo salto mortale.
dal 25 al 28 FEBBRAIO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
di Cristina Gamberi, adattamento Marina Senesi, regia Lucia Vasini, musiche originali di Tanita Tikaram, voci fuori campo Filippo Solibello e Marco Ardemagni
Con il patrocinio di Pari Opportunità RAI
Doppio Taglio è uno spettacolo che affronta il tema della violenza contro le donne, distinguendosi per la scelta di uno sguardo trasversale: non il racconto della vittima, né quello di un testimone, tanto meno del carnefice, ma la rivelazione di alcuni curiosi meccanismi attraverso i quali il racconto dei media plasma e distorce la nostra percezione del fatto, trasformando anche la più sincera condanna in un'arma, appunto, a “doppio taglio". La narratrice si chiede, e ci chiede: “Una donna che si vede socialmente rappresentata così è incentivata alla denuncia? Perché mai dovrebbe fidarsi se sa che noi non stiamo dalla sua parte? Se, come nella maggior parte dei casi, l'immagine proposta dai media ritrae la vittima in soggettiva, cioè come se l'aggressore fosse di fronte a lei, noi lettori, comprese noi donne che ci dichiariamo impegnate e sensibili, che altro stiamo facendo se non guardare la vittima dalla stessa visuale del suo aggressore?”
Marina Senesi è un'attrice-autrice che si è sempre distinta per la capacità di fondere in un'unica cifra la forza dell'impegno e il gioco dell'ironia. Cristina Gamberi è dottore di ricerca in Studi di Genere all'Università di Napoli Federico II e con il Progetto Alice è ideatrice di percorsi formativi nelle scuole sull'educazione al genere.
Dal loro incontro è nata l'idea di riadattare per il palcoscenico una ricerca accademica della Gamberi, decostruendo l'impianto lessicale e iconografico degli articoli diffusi su stampa e web, per interpretare il 'taglio' comunicativo che i media applicano (più o meno involontariamente) nel descrivere l'uccisione di una donna per mano del proprio uomo. Tutto questo, elaborato in una narrazione semplice ed immediata, capace di interessare e sorprendere.
Doppio Taglio ha anche l’importante contributo della cantautrice inglese/malese Tanita Tikaram, che regala allo spettacolo lo splendido inedito intitolato "My Enemy", e delle voci fuori campo di Filippo Solibello e Marco Ardemagni (gli inconfondibili conduttori del programma mattutino cult di Radio2 Rai: Caterpillar AM).
NOTE DI REGIA
Quando Marina mi ha coinvolto in questo progetto ho immediatamente detto di sì per l'entusiasmo e la sincerità che la contraddistingue in ogni viaggio all'interno del teatro civile. Quando una sera dopo le prove mi ha telefonato a casa per dirmi: “Andiamo a Londra domani, a incontrare Tanita Tikaram?”, ho detto subito di sì senza pensare a nient'altro se non alla voce magica di questa grande musicista. L'incontro con Tanita è stato veloce, giusto il tempo della colazione nel centro della città. Ma in quelle due ore il tempo si è dilatato come succede durante i veri incontri… E allora le note di regia vorrei fossero proprio le parole di Tanita, formulate in un divertente italiano, attraverso una domanda diretta a Marina mentre velocemente raggiungevamo la metropolitana per il ritorno a Milano: “Marina, io non credo che il tuo racconto urli aggressivo, vero?” Ci siamo guardate e intese: “No, no!” abbiamo risposto in coro.
Lucia Vasini
dal 3 al 6 MARZO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
in prosa, in poesia, in musica
a cura di Lucia Poli, regia Lucia Poli
da Stefano Benni, Patricia Highsmith, Aldo Palazzeschi,
Una brillante interpretazione di Lucia Poli che offre al pubblico, con la sua straordinaria capacità di passare dal sussurrato al grottesco, dal giocoso al satirico, storie nelle quali è protagonista la femmina di un animale: un vero e proprio laboratorio della fantasia dove galline,scarafaggi, gatte e topastre parlano allegramente e si raccontano,accompagnati dalla fisarmonica di una dinamica musicista.
È un intrattenimento divertente e originale che avvicina il linguaggio di alcuni scrittori, tutti appartenenti a vari momenti del Novecento e tutti variamente raffinati. Ci sono brevi poesie fulminanti e un lungo monologo teatrale di Stefano Benni, che propone il suo mondo surreale, esilarante, attualissimo e così strano che più niente alla fine sembra strano. Poi c’è l’inquietante scrittura di Patricia Highsmith, una giallista di razza che, in alcuni racconti, si mette dal punto di vista dell’animale che osserva l’uomo e crea così uno spiazzamento capace di donare qualche brivido e di suscitare qualche dubbio. E non manca un grande autore toscano come Aldo Palazzeschi che ha dedicato tante novelle e poesie agli animali domestici, descrivendoli, alla maniera dei classici, dotati di vizi e di virtù non troppo dissimili da quelli umani. La fisarmonica della giovane musicista punteggia e accompagna molte di queste narrazioni e offre in più anche momenti di intermezzo con l’interpretazione e l’arrangiamento di canzoni famose che ci ricordano qualche bestiaccia o qualche bestiolina.
Lo spettacolo è un atto unico della durata di poco più di un’ora.
dal 10 al 13 MARZO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
da “CAMILLE” di Dacia Maraini, musiche di Claude Debussy
Elaborazione scenica di Mariangela D’Abbraccio
Dacia Maraini scrive per Mariangela D’Abbraccio “Camille”, un testo teatrale che attraversa l’arte e la tragica vita della grande scultrice francese Camille Claudel poi elaborato dalla D’Abbraccio in forma di assolo.
Attraverso le parole di Dacia Maraini autrice del testo teatrale, Mariangela D’Abbraccio rievoca il personaggio di Camille Claudel, artista appassionata e anticonformista, tormentata e folle. Lo interpreta, lo racconta, nel tentativo di restituirne l’amore, il dolore e la follia.
Lo spettacolo è un’occasione per ricordare una donna ormai divenuta archetipo del genio maledetto femminile, vittima delle pressioni della famiglia e dell’amore infelice per il suo maestro e mentore Auguste Rodin.
“Mia sorella Camille aveva una bellezza straordinaria, ed inoltre un'energia, un'immaginazione, una volontà del tutto eccezionali. E tutti questi doni superbi non sono serviti a nulla; dopo una vita estremamente dolorosa, è pervenuta a un fallimento completo.”
Paul Claudel
dal 17 al 20 MARZO
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
di Gioia Salvatori, a cura di Gioia Salvatori
Cuoro è un blog e anche uno spettacolo.
In questa occasione, Cuoro si manifesta, ad hoc, in formato “pillole”: un dispenser di elucubrazioni contro i mali moderni, un assaggio per combattere la disagevole condizione dello stare al mondo, l' alternativa sexy alla pulsione di morte. Qualche riflessione sul futuro, un'incursione nel presente e una gita nel giammai.
Pillole per il Cuoro, Cuoro in pillole.
Gioia Salvatori nasce a Roma dove manifesta i primi fastidi. Esperta soprattutto di cose futili, ad un certo punto si laurea in Scienze Umanistiche. Mentre la vita scorre, essa pratica il teatro, prima durante l'università con Bruce Myers e Claudio De Maglio e poi al Teatro Due di Parma dove incontra il lavoro, tra gli altri, di Michela Lucenti/Balletto Civile e Gigi Dall' Aglio. Passano gli anni ed essa si produce nello studio della recitazione e nell'incontro con diversi registi con cui collabora. In un momento di horror vacui apre un un blog per aggiungere paglia all' inutile fuoco della comunicazione del niente e questo perché deve dire la sua, la deve dire, oh se la deve dire, la deve dire, la deve dire, la deve dire, dire, dire.
Mentre il mondo si produce in azioni concrete essa si consuma di passione per i panini.
Va nel panico.
Non tace mai.
Cuoro, il blog: cuoro.tumblr.com
dal 31 MARZO al 3 APRILE
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
da Alberto Savinio, Dino Buzzati, Tommaso Landolfi, Ennio Flaiano, a cura di Maria Paiato
Che cos’hanno in comune una poltrona, un avvocato, due zittelle e un disco volante?L’imprevedibilità delle loro vicende, la contemporaneità degli autori, la voce che li interpreta: una delle più importanti attrici del panorama teatrale alle prese con la lettura di quattro brillanti autori italiani del ’900.
Ecco come Maria Paiato descrive RACCONTI ITALIANI:
"La fase che mi diverte di più del mio lavoro di attrice è il momento delle prove a tavolino. Tutti in cerchio o a rettangolo, chini sui fogli, a volte con la luce di poche lampade... per chi guarda da fuori l'impressione è del complotto, di qualcosa di carbonaro quasi stregonesco; di sicuro, per me, di profondamente intimo. E anche poco faticoso! Le prove sono una fatica bestiale quando si tratta di riempire lo spazio vuoto del palcoscenico di paesaggi, di oggetti, di personaggi che vanno 'in piedi' e che quindi si muoveranno, ma come? Vivranno, ma come?
LEGGERE invece anche da seduti, per me e su di me, ha avuto sempre un enorme potere evocativo. Mi piace il teatro che mi fa fare la nutriente fatica di immaginare o di chiedermi il perché di una certa scelta scenografica, espressiva, musicale... la lettura mi sembra assolva molte di queste prerogative. Ora, con questo ciclo di letture mi sembra si possano mettere insieme molti motivi di piacere. Il mio piacere certamente, ma il teatro mi ha insegnato che se una cosa piace molto a me quasi certamente piacerà o convincerà il pubblico. I motivi di piacere sono quindi LEGGERE ad un pubblico, in un rapporto INTIMO, alcuni degli autori italiani del '900 che amo di più e che, in questo momento storico così obeso di nuovi scrittori, così ubriaco di nuove scritture, ritengo valga la pena far riscoprire.
Cominceremo con Savinio Poltrondamore, è un racconto 'edificante'. Si conclude con una morale, vero senso della storia del povero commendator Candido Bove che per non aver saputo davvero ascoltare e vedere le cose della vita intorno a lui (come la maggior parte di noi fa - così ci sgrida Savinio) scopre di aver vissuto una vita di inganni. Di Dino Buzzati leggerò Sette piani, l'angosciante viaggio 'all'ingiù' di Giuseppe Corte, in una Casa di cura dalle atmosfere Kafkiane e Non aspettavano altro, denuncia del mostruoso che si nasconde appena appena sotto la pelle di noi cittadini buoni e perbene. Poi sarà la volta di Tommaso Landolfi con Le due zittelle ovvero indagine sulle creature di Dio, e chiuderemo con Ennio Flaiano con Una e una notte, l'avventura di Graziano fatuo 'vitellone' felicemente irrisolto nell'Italia degli anni '60 così identica all'Italia di oggi".
7 e 8 APRILE
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
Una commedia teatrale di Michèle Bernier e Marie Pascale Osterrieth, dal fumetto “Le Demon de Midi” di F. Cestac - Ed. Dargaud
traduzione e adattamento di Carlotta Clerici e Antonella Questa, regia Massimiliano Vado
“Maledetto Peter Pan” (in originale “Le Demon de Midi”) è un fortunato spettacolo francese, clamoroso successo di pubblico e critica, che finalmente debutta anche in Italia. Nasce come un fumetto della geniale Florence Cestac, diventato poi uno spettacolo teatrale grazie all'attrice comica Michele Bernier e alla regista Marie Pascale Osterrieth (e successivamente un film), è un progetto tutto femminile.
A metà tra una commedia, uno stand-up e un monologo, in cui l'attrice porta in scena tutti i personaggi, lo spettacolo nasce dall'idea di raccontare, ridendo fino alle lacrime, un dramma che tutti conoscono: le Corna. Ma non corna qualsiasi, piuttosto quelle generate dalla pericolosissima “Crisi di Mezza Età”, conosciuta anche come “Sindrome di Peter Pan”, una temibile patologia che colpisce gli uomini giunti alle soglie dell'età matura che male accolgono il cambiamento, vissuto più come l'inizio della fine. Come direbbe Piero Angela: “L'esemplare umano maschio, passata la quarantina, è solito abbandonare la sua compagna per rivolgersi verso nuovi pascoli, più verdi, al fine di rinvigorire la sua virilità”. A scapito delle mogli.
"Tu sei la Donna Della Mia Vita, lei è un'altra cosa... è una Fatina!" - dice Lui candido, andandosene via proprio con la suddetta, giovanissima Fatina. E chi resta sul divano a fare i conti con la vita, i bilanci, il figlio e soprattutto la Realtà, è Lei: la Moglie, la Donna, la Cornuta che, come prima ipotesi, trova soddisfacente solo quella del suicidio. La voce (rotta, disperata, cattiva ma sempre esilarante) della protagonista, racconta tutte le fasi dell'elaborazione del lutto: la depressione sul divano, il confronto con parenti ed amici (che naturalmente già sanno), la ricerca di un Ex Disponibile alla Consolazione, la feroce autocritica che sfocia nella flagellazione.
Mille le domande che la protagonista si pone, e noi con lei: cosa fa funzionare una coppia? Perché alcuni restano insieme ed altri no? A che punto sono i rapporti tra uomo e donna? La coppia continua a rimanere un mistero, un tema da aggiornare costantemente perché i ruoli, le abitudini e il linguaggio si evolvono.
A tutti gli effetti, “Maledetto Peter Pan” è una istantanea della nostra società e sebbene sia ritratta dal punto di vista femminile, tuttavia non è mai contro il maschio tout-court, anzi. Non ci sono vittime e carnefici, c'è la vita. E la vita non sa mai dove ci porta: è un viaggio che, comunque vada a finire – le ipotesi restano aperte! – ci regala sempre una nuova consapevolezza. Divertente, caldo, consolatorio e irriverente, “Maledetto Peter Pan” riguarda in ultima analisi ognuno di noi: tutti, in un momento o in un altro , ci siamo rotti i denti su quella meravigliosa, devastante, irrinunciabile avventura chiamata Amore. E lo faremo ancora.
9 e 10 APRILE
Teatro Due - Vicolo dei Due Macelli, 37- Roma
di Gennaro Colangelo, a cura di Paola Gassman
Costanza Weber maritata Mozart esce dall'ombra: la donna più calunniata della storia racconta cosa voglia dire vivere accanto a un genio . Accompagnata da un quartetto d'archi ricostruisce attraverso l'interazione musica - parola l'atmosfera della corte austriaca e la vita quotidiana nel mondo asburgico, svelando per la prima volta la sua Verità.
Nota - Al Teatro Due di Roma, l’accompagnamento musicale non sarà dal vivo.