autori de “La Donna Che Visse Due Volte”
ideato e diretto da Giancarlo Sepe
Che suggestione trattare dei temi legati ad un grande film!
Di colpo il teatro sembra poter contenere nei suoi spazi angusti le geometrie e le prospettive di un set cinematografico, le strade di San Francisco con i suoi saliscendi, i pedinamenti fatti nel museo nazionale o al cimitero della città, insomma un sogno (non a caso negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli spettacoli tratti da famose pellicole, il fatto è che anche il teatro ha bisogno di storie). La donna che visse due volte, il famoso film di Hitchcock è tratto da un romanzo del duo Pierre Boileau e Thomas Narcejac gli autori del film I Diabolici di Henri-Gorge Clouzot, il grande regista inglese vide il film e commissionò loro una storiatutta per lui, ed ecco il romanzo D’entre les morts, da cui trasse, secondo un recente sondaggio, il “miglior film della storia del cinema”, insomma un capolavoro! Come dire che nella mia testa quelle atmosfere, quegli incubi, quella morte dalla torre campanaria, quella fuga sui tetti da cui trae il pretesto tutto il film: il protagonista nell’inseguire un criminale scopre di essere affetto dall’acrofobìa, da quel senso di perdita di coscienza e sballottamento che crea la vertigine (Vertigo è il titolo americano), la vertigine che ha come effetto immediato il sudore freddo, quello che nasce dalle paure notturne, dai grandi spaventi, dalla paura della morte. Nel leggere il romanzo poi ecco arrivare la grande sorpresa: la storia non si svolge a San Francisco negli anni ’50 ma a Parigi nel 1939/40 e dopo a Marsiglia. Si respira un’atmosfera da realismo poetico alla Prevert e Cocteau, l’amore, quello vero, prende il suo posto centrale nella storia, la storia criminale si depotenzia e affiora un grande melò, si narra di amori impossibili per persone che non esistono, di amori negati, ci sono donne che amano uomini che amano fantasmi, ci sono i tunnel dell’amore dove riecheggiano le frasi degli innamorati, ma anche i pericoli dell’amore, la dedizione fino al sacrificio, il finto suicidio, il vero assassinio, in più tutti i personaggi sono figli della guerra, uomini emaciati e provati dalla carestia e dall’amore non corrisposto, una specie di lager dove esplodono cose (la guerra) e cuori (l’amore). Da tutto questo ho voluto provare a raccontare le cose che il film e il romanzo avevano trascurato di raccontare, e ne viene fuori un racconto ellittico, tutto inventato, tutto sotterraneo, fatto di camere mortuarie e funerali, di scene conturbanti, vive e sanguigne, tutto si svolge di notte come fosse raccontato da personaggi alla deriva, senza dimora, personaggi che si mischiano ai morti e ad antenati spagnoli dediti al sacrificio di sé, a padiglioni da fiera dove La Donna che visse due Volte non è che un fenomeno da baraccone, come la donna cannone di De Gregori, e dove l’imbonitore non è che il mago organizzatore di un delitto che sa d’inferno, dove precipita Euridice subito rincorsa da Orfeo. Un vero noir senza storia, con l’idea di raccontare le iconografie del giallo che fà da sfondo ad una storia passionale. Tutto immerso in musiche di Poulenc, Lully, Lennon, Loussier, Adams, Herrmann, e le canzoni di Trenet e tanto altro ancora: uno struggimento pieno di dolore e rapinoso come la morte inferta dal proprio amore impossibile.
interpretato dalla COMPAGNIA DEL TEATRO LA COMUNITÀ
e con la partecipazione speciale di Pino Tufillaro | Gévigne, il marito
on (in o.a.): Lucia Bianchi | Madeleine
Federico Citracca | Flaviéres
Giuseppe Innocente | Le Voleur
Gianluca Spatti | Le Flic
Federica Stefanelli | Midge
Guido Targetti | Lo Storico
Scene e Costumi | Carlo De Marino
Disegno Luci | Marco Laudando
Musiche a cura di Davide Mastrogiovanni e Harmonia Team
Capo elettricista | Guido Pizzuti
Comunicazione | Pasquale Di Maria
Ufficio Stampa | Cinzia D’Angelo
Organizzazione | Teresa Rizzo
produzione Bis Tremila srl